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FINANZA

I tagli di Trichet (per ora) non bastano

di Maximilian Cellino

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13 OTTOBRE 2008

Quando mercoledì scorso la Banca centrale europea ha tagliato il costo del denaro dello 0,5% con un'azione senza precedenti e coordinata con le principali Banche mondiali erano molti i risparmiatori che hanno acceso un mutuo a tasso variabile a credere in un immediato alleviamento delle rate da pagare.
E invece la speranza è andata delusa, almeno per il momento. All'indomani della decisione, infatti, i tassi Euribor (ai quali sono indicizzate le rate variabili) hanno reagito con un'alzata di spalle e poco più: la scadenza a tre mesi è rimasta sostanzialmente invariata al 5,39%, mentre quella a un mese è scesa, ma soltanto di pochi punti base, al 5,13 per cento.

Questione di fiducia
Il motivo? Semplice: abbassando il saggio ufficiale, Jean-Claude Trichet e gli altri banchieri non agiscono direttamente sui tassi del mercato interbancario o almeno non riescono a farlo in una fase delicata come quella attuale. La crisi finanziaria ha infatti ridotto a tal punto la fiducia fra le banche, che i tassi utilizzati per dare a prestito fra gli stessi istituti di credito (gli Euribor, per l'appunto), sono usciti fuori da ogni controllo.

La brutta notizia, per il risparmiatore, è che ripristinare la fiducia in un mercato è impresa tutt'altro che semplice. «La Bce e i vari Governi conferma Luca Cazzulani, strategist sul reddito fisso di UniCredit Mib stanno mettendo in atto una serie di misure importanti, ma che difficilmente cureranno nel breve la crisi di fiducia che mina l'interbancario. Finché dal mondo del credito continuano ad arrivare notizie negative e non c'è chiarezza sull'ampiezza della crisi finanziaria, l'Euribor è destinato a rimanere elevato e solo nel medio-lungo periodo la relazione con i tassi ufficiali sarà ripristinata». La situazione, insomma, è tutt'altro che rosea, anche se il superamento delle scadenze di fine anno potrebbe comportare dal punto di vista tecnico un allentamento della morsa sui tassi, come già accaduto lo scorso gennaio.

Armi non convenzionali
Per molti analisti la Bce continuerà ad abbassare, anche sensibilmente, il costo del denaro nei prossimi mesi, ma cresce il partito di coloro che chiedono misure meno «convenzionali». In parte Francoforte le ha già attuate, riducendo il corridoio dei tassi ufficiali e modificando il meccanismo delle aste con cui fornisce o drena il denaro sul mercato monetario, ma non basta. «La Commissione europea – suggerisce René Defossez, strategist sul reddito fisso di Natixis dovrebbe porsi come garante delle transazioni interbancarie: con una misura del genere si renderebbe minimo il rischio di controparte sui mercati interbancari e i tassi, spinti al rialzo dalla crisi, dovrebbero gradualmente riportarsi vicino a quelli ufficiali». Una soluzione, quest'ultima, che di fatto trasferirebbe il rischio (e i costi) dal settore finanziario a quello pubblico e per questo potrebbe incontrare qualche difficoltà di attuazione in un panorama frammentato come quello europeo.

Addio all'Euribor?
In attesa di una svolta che per adesso non sembra vicina, l'unica certezza per le famiglie italiane è che le rate dei prestiti a tasso variabile saliranno ancora in ottobre, aggravando i già appesantiti bilanci delle famiglie italiane: rispetto a settembre il rincaro potrà sfiorare anche il 5% per i prestiti a più lunga durata e legati a quell'Euribor a un mese che dal crollo di Lehman
in poi ha registrato l'aumento più sensibile.

Per chi vuole porre un freno alla rata resta in piedi la (costosa) possibilità di aderire alla Convenzione Abi/Governo (di cui si parla nella pagina a fianco) o la via non sempre agevole della portabilità rilanciata ormai un anno fa dall'allora ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani. Ma forse la soluzione in grado di alleviare una volta per tutte le angosce di molti italiani è quella suggerita da Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato direttivo della Bce in un'intervista concessa due giorni fa al «Il Sole 24 Ore»: legare i mutui al tasso di riferimento Bce, svincolandoli così dall'Euribor. La proposta è stata lanciata, sta ora al Governo e alle banche raccogliere il testimone.

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